VIVERE IL VANGELO – XII Domenica del TEMPO ORDINARIO

commento-al-vangelo-del-25-giugn-122.06.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma

Quanto ci influenza quello che pensano di noi gli altri? Quanto ci affanniamo perché gli altri ci considerino, ci apprezzino e pensino bene di noi?
“Vanità delle vanità, tutto è vanità”, leggiamo nel libro del Qoelet, che continua: “Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?”
Un’esperienza importante nella vita è quando gli altri ci deludono: finalmente ci rendiamo conto che questa fatica per essere amati come vorremmo è solo vanità, non possiamo fondare la nostra vita sull’ apprezzamento degli altri, sul loro affetto, sulla loro stima o ammirazione, perché saremo sempre delusi.
E’ tipico dell’uomo della carne, di colui che vive superficialmente, elemosinare “stima e affetto”: questo mendicare dimostra che non siamo liberi interiormente, in una parola che non abbiamo in noi la vita, ma la chiediamo continuamente agli altri.
E non basta mai, spesso anzi siamo delusi, perché questo affetto, questa considerazione non ci riesce ad accontentare, non ci riempie la vita.
Quando incontriamo Cristo, l’autore della vita, e desideriamo il Suo Spirito, cominciamo a “ridisegnare” i rapporti con gli altri: scoprire il Suo Amore gratuito, che non pretende nulla ma solo dona, capovolge la nostra vita.
E’ la conversione. Ora cerchiamo di piacere a Cristo, cerchiamo di non deluderlo e – quasi senza rendercene conto – non siamo più schiavi degli altri. Ora siamo liberi di amarli noi per primi, senza bisogno di aspettarsi nulla, senza crearsi aspettative, ma col desiderio di dare noi qualcosa, perché la vita che riceviamo da Cristo non possiamo non restituirla agli altri.
Solo allora potrai amare davvero: senza pretendere di cambiare il marito, la moglie, i figli, gli amici, i colleghi, ma guardandoli con amore e tenerezza, proprio come Cristo guarda noi, anche di fronte ai nostri tradimenti, alle nostre debolezze.
E spanderemo questo Spirito nuovo, lo Spirito di Cristo, intorno a noi.

VIVERE IL VANGELO: Corpus Domini

Corpus_Domini16.06.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma

Difficile il discorso di Gesù del Vangelo di oggi: “il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Non si può comprendere senza gli occhi della fede, che permettono di vedere oltre le apparenze: c’è in ciascuno di noi una vita dello Spirito, della nostra anima, che ha bisogno di essere alimentata, nutrita, saziata. Che ha bisogno di un “pane” per vivere, altrimenti deperisce e può anche morire: e questo pane è Cristo.

Leggiamo negli Acta Martyrum che Saturnino – un cristiano che insieme a Dativo e altri nella colonia di Abitina in Africa subì il martirio da parte di Diocleziano – nell’interrogatorio davanti al proconsole Anulino esclamò: “noi cristiani non possiamo stare senza l’eucarestia domenicale (sine dominico non possumus)”.

Di tante cose ci riempiamo la vita, trascorriamo tempo in molte attività, ci occupiamo giustamente con impegno a curare il nostro fisico e a mantenerci in salute.

Ma abbiamo tutti anche un’anima, dove Cristo solo ci può dare quel nutrimento che ci dà la vita interiore, quella vita con cui siamo in Pace con noi stessi e con gli altri.

Quando abbiamo sperimentato gli effetti di questo cibo, nulla diviene più importante, niente è così prezioso.

Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserere: Tu nos pasce, nos tuere, tu nos bona fac videre
in terra viventium”:
Buon Pastore, vero pane, o Gesù pietà di noi, nutrici e difendici portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.

Così canteremo nella sequenza del Corpus Domini.

VIVERE IL VANGELO: Santissima Trinità

878af4972e07916863ae909a162bf74b_XL08.06.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

Santissima Trinità: una festa questa domenica che ci invita ad entrare nella profondità della Rivelazione. Dio si è manifestato come “comunione”, Padre Figlio e Spirito Santo. Uno in tre, perché Dio è comunione.
Non si tratta però solo di un concetto teologico, astratto, ma di una realtà di cui noi possiamo sperimentare la bellezza, ogni giorno.
Se noi accogliamo Cristo e il Suo Spirito, vediamo realizzata questa comunione nella nostra vita, attraverso il perdono che Dio ci dona e che noi possiamo donare agli altri. Ci renderemo così conto che la comunione non è uno sforzo, un esercizio di virtù, ma un dono, gratuito, che viene dall’alto, viene dal Cielo.
Questa esperienza si può così realizzare con tuo marito o tua moglie, con i figli, con i tuoi colleghi, con tutti: proprio perché non è opera nostra! Ecco l’esperienza della Trinità, della presenza di Dio in noi!
Quando c’è divisione, vendetta, invidia, maldicenza, c’è lo spirito del “divisore”, del demonio. Ma quando c’è un cristiano, lui porta con sé la Trinità, questa comunione, questo Amore gratuito, soprannaturale, inspiegabile per il mondo che non conosce Dio e che quindi non capisce cosa sia la Trinità.
Non a caso è una suora carmelitana di clausura, poco colta, Sant’Elisabetta della Trinità, ad aver scritto pagine meravigliose sulle tre persone Divine, perché accolse l’invito di Gesù ad essere ricolmata da questo Amore.
Troviamo così scritto da suor Elisabetta, in una lettera alla sorella Guite: «Sii il Suo paradiso, in quel paese in cui Egli è così poco conosciuto, così poco amato, apri il tuo cuore quanto più ti è possibile per ospitarlo, e poi lì, nella tua celletta, ama, mia Guite!… Egli ha sete d’amore… ».

VIII ed ultimo Incontro di formazione

Lunedì 05 Giugno 2017

Nella meravigliosa chiesa della Parrocchia di Santa Dorotea a Trastevere, si è tenuto l’ultimo incontro di formazione di questo anno pastorale: davanti a circa 70 confratelli, in rappresentanza di 15 confraternite romane, il Parroco Padre Umberto Fanfarillo ha illustrato con una bella catechesi la figura e la storia di Sant’Antonio da Padova. Alle 20, come di consueto, la concelebrazione della Santa Messa, in onore di sant’Antonio, presieduta dal nostro direttore don Antonio e concelebrata da Padre Umberto. Al termine della funzione, tutti i confratelli e le consorelle si sono trasferiti al terrazzo della canonica, dove nello splendido scenario dei tetti di Trastevere, è stata preparata una squisita cena dai confratelli di Sant’Antonio da Padova.

VIVERE IL VANGELO: Domenica di Pentecoste

pentecoste-e146272186024403.06.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

I segni: Gesù mostra ai discepoli, ancora impauriti e nascosti, i segni della Sua presenza. Non si meraviglia della loro paura, non li rimprovera, ma gli annuncia qualcosa di completamente inaspettato in quel momento di incertezza, di tristezza.
Così oggi anche a noi Cristo appare e ci dice “Pace a voi!”, cioè non ti angosciare, non aver paura, Lui è presente, con Cristo rinasce la Speranza, quello che sembrava ormai irrimediabilmente perso, invece rinasce!

Con la Pentecoste che questa domenica festeggiamo e che conclude il tempo Pasquale, si festeggia una promessa, un avvenimento: con Cristo c’è una possibilità nuova, non tutto è perso, perché Lui può far nascere, può ricreare quello che tante volte noi stessi abbiamo distrutto, non siamo stati capaci di apprezzare o custodire come avremmo dovuto fare.

Con lo Spirito santo allora è possibile perdonare quella persona con cui non parli da anni, in un matrimonio in difficoltà può rifiorire l’amore, puoi accettare l’ingiustizia senza doverti vendicare, puoi assaporare la comunione dei Santi con chi ti ha lasciato, sentendolo ancora più vicino a te, nel Signore.

Il cristiano non è uno che non sbaglia mai, che è sempre così buono e bravo che merita un premio: non è questo, ma un uomo che ha scoperto che con Gesù c’è sempre la possibilità di ricominciare, Lui non ci rifiuta, non si stanca di noi, ma appare proprio nei momenti più difficili e di paura.