VIVERE IL VANGELO: III Domenica di Pasqua

rembrandt_003_cena_a_ emmaus26.04.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

«Sei tu Signore?»
Quante volte anche noi ci siamo fatti questa domanda nella nostra vita; dinanzi a quell’incontro, a quel fatto, anche a quella sofferenza, ce lo siamo chiesti. Anche i discepoli di Emmanus, dopo aver espresso la loro delusione, quando incominciano ad ascoltare quel loro compagno di viaggio, si accorgono che quel Gesù, che sembrava averli abbandonati per sempre, camminava invece con loro.

E’ proprio nel momento in cui vedono tutte le loro speranze fallite, in cui devono ricominciare a vivere in una quotidianità senza prospettive…proprio lì Cristo si mostra, interviene: Lui non si meraviglia della loro incredulità, dell’incapacità di saper leggere i fatti, non li giudica, ma si fa vicino e cammina insieme a loro.

Il Signore è presente oggi nei tuoi dubbi, nelle paure, nelle incomprensioni, nella nostra incapacità ad essere «all’altezza», di essere i cosiddetti «buoni cristiani».

La Grazia più grande che potremmo ricevere infatti, sarebbe quella di cominciare a non contare più su noi stessi, ma ad appoggiarsi sui suoi disegni: perché potremmo finalmente accorgersi che Lui sta accanto a noi, e come agli apostoli, ci dona la possibilità di saper leggere con fede i fatti della nostra vita.

«lo riconobbero nello spezzare il pane»: è il segno di Cristo, che si ripete in ogni Eucarestia. E’ il segno del donarsi, in cui tutti noi, ricevendo il Suo Spirito, solo possiamo trovare la pienezza e la vera gioia.

VIVERE IL VANGELO: II° Domenica di Pasqua e della Divina Misericordia

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23.04.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma

Tommaso è il protagonista del Vangelo di questa seconda domenica di Pasqua: è dubbioso, non crede al racconto degli altri apostoli e vuole vedere con i suoi occhi, anzi “mettere le mani nel suo costato”. Altrimenti, nulla! Non crede!
San Tommaso in fondo ci sta simpatico perché spesso anche noi siamo così: vogliamo la  “prova provata”, dell’Amore di Dio, non crediamo fino in fondo alla Sua Misericordia. Però Tommaso ci mostra anche la Sua Santità: quando appare Cristo, solo per lui, si commuove e non metterà le dita nel suo costato ma si inginocchia e chiede perdono.

Si tratta per Tommaso, come per tutti noi, di sperimentare la Misericordia di Dio: solo questa esperienza può cambiare il nostro cuore, duro e incredulo.

San Giovanni Paolo II per questo volle dedicare questa seconda domenica di Pasqua alla Divina Misericordia, canonizzando colei che è stata l’apostola della Divina Misericordia, Suor Faustina Kowalska.

Nell’Omelia della canonizzazione di Suor Faustina nel 2000, Giovanni Paolo II lasciò questo messaggio, oggi più che mai attuale: «Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l’umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risorto, che mostra le ferite della sua crocifissione e ripete: Pace a voi!… lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra di noi, restituisce insieme la gioia dell’amore del Padre e quella dell’unità fraterna».

VIVERE IL VANGELO – Domenica delle Palme

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05.04.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma.

Con la domenica delle Palme iniziamo la Settimana Santa, un tempo di Grazia per rivivere la grandezza dell’Amore che Dio ha mostrato in Suo figlio Gesù Cristo. Tutta la Passione Gesù l’ha vissuta per noi: Lui non aveva alcuna colpa, ma si è fatto “peccato”, come dice la liturgia, per noi: ha portato su di sé tutta la debolezza dell’uomo, perché si è fatto in tutto simile a noi! Ha provato l’angoscia, la stanchezza, ha sentito il peso della solitudine, del non essere amato. In tutto simile a noi, associato alle nostre sofferenze, eccetto una cosa: il non obbedire al Padre, il ribellarsi a Dio e costruire lui la storia: in una parola, eccetto il peccato.

Ripercorrendo la Sua Passione nei riti della settimana Santa, chiediamo la Grazia di poter accogliere questo Segno d’Amore di Gesù: anche noi oggi possiamo sentirci non più soli nei nostri momenti di difficoltà, di buio, perché Cristo ci soccorre e ci difende.

Lui ha voluto soffrire perché tu non soffrissi, ha accettato la sofferenza immeritata e la solitudine perché tu non le soffrissi da solo. Ha fatto questo fino a sperimentare la morte perché noi ricevessimo anche nelle situazioni più difficili una vita nuova, perché potessimo, anche in questa Pasqua del 2017, risorgere a vita nuova!

Così oggi possiamo ricevere questo amore, accogliere la Sua tenerezza, sperimentare la misericordia! Con la Sua Passione Cristo toglie dalla nostra vita la tristezza, l’angoscia, la paura, il giudizio, l’invidia, i desideri impuri, la violenza, una vita d’inferno, corrosa dall’egoismo.

Come non amare questo Amore?

GIORNATA DI ACCOGLIENZA DELLE CONFRATERNITE

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Su organizzazione dell’Ufficio Confraternite del Vicariato si è tenuta oggi, primo aprile, la giornata di accoglienza delle Confraternite. Anche la nostra Confraternita è stata presente presso la Chiesa di Santa Dorotea per accogliere fedeli, pellegrini e turisti. Un grazie a Marina Frontani, Marina Lazzari, Patrizia, Assunta, Antonietta e Fausto per la loro disponibilità,

VIVERE IL VANGELO: V Domenica di Quaresima

resurrezione-di-lazzaro29.03.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) – Direttore delle Confraternite di Roma

Un altro Vangelo meraviglioso in questa domenica, che parla alla nostra fede.
Lazzaro è l’immagine di noi quando siamo morti dentro, l’immagine dell’uomo che vive solo per sé stesso, senza capire cosa sa facendo o dove sta andando…che cerca di sopravvivere attaccandosi alle magre consolazioni della vita. Se a quest’uomo arriva Cristo, perché qualcuno glielo annuncia o lo testimonia con la vita, può rinascere, come Lazzaro.

Le sue sorelle, Marta e Maria, sono l’immagine della Chiesa, che intercede per questa rinascita: sono forse le preghiere per te di una tua vecchia zia con molta fede, forse di quella persona che hai già dimenticato di aver conosciuto. Loro o forse tanti altri, che sono “la Chiesa”, stanno chiedendo a Cristo che possa togliere la pietra che ti impedisce di vedere come stai rovinando la tua vita.

La conversione inizia sempre con un’opera, un cammino: quando arriva Cristo, che chiede che sia tolta la pietra, ci si accorge del cadavere che abbiamo dentro, siamo illuminati per accorgerci delle opere morte che si compiono quando ci si separa da Dio.

Come dicono a Gesù, c’è cattivo odore, perché è già morto da tempo: è la puzza delle opere dell’uomo senza Dio, e tutti prima o poi non sopportiamo questo puzzo, questa vita senza valore, senza senso, senza amore…

Ma Cristo per questo è venuto, Lui ha l’autorità, il potere, di tirarti fuori, è l’unico che non ti sta giudicando, ma sta soffrendo per te, per la tua morte interna, per la vita sprecata: “Gesù si commosse profondamente”, dice il Vangelo di Giovanni e aggiunge “scoppiò in pianto”.

Cristo ha gridato: “Lazzaro, vieni fuori”, e grida ancora oggi: “Luigi, Maria, Giulia, Francesco…vieni fuori da questa vita di morte!”